Se l'Unione Europea decidesse di aumentare del 30% gli investimenti annuali per la decarbonizzazione, come l'Institut Rousseau suggerisce sia necessario, si aprirebbero una serie di opportunità economiche senza precedenti per i cittadini europei.
Attualmente, gli sforzi dell'UE per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 sono giudicati insufficienti. Secondo il rapporto del centro di ricerca francese, per avvicinarsi il più possibile all'obiettivo di Net Zero (ovvero emissioni nette globali di anidride carbonica pari a zero) occorre un maggiore impegno finanziario rispetto a quanto attualmente previsto.
Il rapporto si basa su 37 “Leve per la Decarbonizzazione”, identificando le aree prioritarie per abbattere le emissioni di CO2. Queste comprendono, per esempio, la transizione dei trasporti verso fonti energetiche a basso contenuto di carbonio, l'abbandono graduale del carbone e del petrolio, il recupero di anidride carbonica dai processi industriali e l'adozione diffusa di pratiche agricole sostenibili.
Per raggiungere questi obiettivi l'UE attualmente ha previsto di spendere circa 1180 miliardi di euro all’anno, da qui al 2050. Tuttavia, l'Institut Rousseau ritiene che serva almeno il 30% in più, ovvero 1,520 miliardi di euro l’anno. La differenza di 340 miliardi di euro dovrebbe provenire per due terzi da investimenti pubblici e un terzo da quelli privati.
Inoltre il centro di ricerca avverte che è necessario anche ribilanciare le risorse attualmente impiegate: serve un "massiccio disinvestimento" da settori obsoleti per incentivare invece investimenti green più efficienti.
Secondo lo studio, l'aumento degli investimenti non sarebbe solo un costo, ma un'opportunità per i cittadini europei. In primo luogo genererebbe occupazione a livello locale. In secondo luogo contribuirebbe ad aumentare il potere d'acquisto per la maggior parte dei cittadini europei nel breve periodo.
Accelerare la decarbonizzazione, inoltre, significherebbe ridurre la dipendenza degli Stati Europei da risorse fossili che provengono dall’estero. Ne risulterebbe un vantaggio competitivo in termini di diminuzione dei costi di produzione e maggior stabilità del mercato delle risorse per le imprese. A conti fatti i 10,000 miliardi di euro in più previsti dall’Istituto Rousseau da qui al 2050 per raggiungere NetZero sono circa la metà di quanto l’UE spende attualmente per importare combustibili fossili.
L’impegno previsto dall'Institut Rousseau, anche se significativo, sarebbe quindi un investimento che porterà enormi benefici economici e ambientali per l'intera Unione Europea e i suoi cittadini. Resta da vedere se il nuovo Parlamento Europeo, che i cittadini sono chiamati a votare il prossimo giugno, seguirà le indicazioni dell’Institut Rousseau, o sarà più cauto come è accaduto con la Direttiva Case Green.
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